Con un mazzo da 40 di carte napoletane è possibile fare innumerevoli solitari e giochi più o meno conosciuti: questo gioco di cui sto per parlarvi è chiamato “delle venti carte” perché si può giocare solo in due giocatori, che avranno quindi in mano ognuno venti carte.
Dopo avere mischiato le carte, il mazzo viene diviso esattamente in due parti da venti carte ciascuna. Il primo giocatore scopre una carta ponendola davanti a sé sul tavolo, a meno che non si tratti di un asso, e in tal caso dovrà metterlo al centro per formare le scale dei vari semi come in un solitario classico. L’altro giocatore scopre la sua carta seguendo la stessa regola.
La parte più importante del gioco è però questa regola: se la carta che il giocatore scopre ha un valore immediatamente successivo a quello della carta dell’avversario, potrà metterla su quest’ultima e scoprire un’altra carta dal suo mazzo prima di passare di nuovo il turno al primo giocatore. Inoltre, se dopo che un giocatore ha scoperto una carta, l’avversario si accorge che la prima carta del suo mazzo sul tavolo è di valore immediatamente successivo, può prendere la carta e metterla sul mazzo dell’altro giocatore.
Il gioco continua con le stesse modalità: se viene scoperto un asso viene posto al centro, se la carta è immediatamente successiva viene posta sul mazzo dell’avversario, altrimenti viene posta sul proprio. Gli assi al centro solo la base, come nel solitario, per costruire la scala delle carte da uno a dieci. Pertanto, quando un giocatore pesca una carta che continua una delle scale ascendenti, la può posizionare nella scala ed ha diritto a scoprire una nuova carta.
Naturalmente, vince il gioco chi finisce per primo le proprie carte. Il divertimento del gioco sta anche nel fatto che è strutturato in modo tale che non si riesce ad intuire prima della fine del gioco chi sarà il vincitore, perché un giocatore può anche arrivare ad avere una sola carta nel mazzo, ma non riuscire a posizionarla né sulle scale di carte al centro, né sul mazzo dell’avversario.