Una tecnica di disegno molto antica, dal fascino indiscutibile (e dalla difficoltà di realizzazione altrettanto indiscutibile) che, negli ultimi anni sta tornando di moda tra gli artisti contemporanei. Successore dello stilo che veniva utilizzato in passato per incidere le tavolette, e precursore della graffite, la punta d’argento è presente già in epoche antiche, ma si viene ad imporre dal Medioevo, anche se è nel Rinascimento che raggiunge la massima espansione. Leonardo da Vinci la utilizzò, e oltre a lui anche Albrecht Dürer, Hans Holbein, Rembrandt e Pieter Paul Rubens. In tempi più recenti Frederic Leighton, Pablo Picasso e Joseph Stella.
La Punta d’argento è composta da un supporto in legno o metallo, alla cui estremità viene fissata una punta in argento, oro, rame, piombo o una delle loro leghe (anche se di solito si usa principalmente quella in argento perché crea un tratto più duraturo). Utilizzare la Punta d’argento è tale e quale che utilizzare una matita, salvo che, per poterla usare bisogna prima creare il supporto adatto. Questo può essere costituito da un foglio di carta trattato con pigmenti ed aggreganti stesi in vari strati utilizzando un pennello. Oppure si può optare per un pannello di legno, che deve essere spennellato da un composto di acqua e cementite ad acqua. Lasciato ad asciugare deve poi essere passato con della carta vetrata fine per creare un piano di lavoro il più liscio possibile. In alternativa ci sono in commercio carte preparate per la punta d’argento, ma il modo migliore è prepararsele da soli.
Da qui inizia la parte difficile. Le varie tonalità si ottengono aumentando la pressione della punta, le ombreggiature si ottengono invece realizzando una fittissima rete di linee parallele. Il vero problema sta nel fatto che se si sbaglia è difficilissimo cancellare l’errore. Si possono provare a togliere piccoli segni con la carta vetrata, ma si rischia di rovinare il supporto. I disegni cosi ottenuti sono molto duraturi, ma soggetti ad ossidazione. Realizzando il disegno le linee saranno inizialmente su una tonalità grigio chiara, che sfumerà poi verso il seppia o il nero (comunque il risultato finale dipende molto dal materiale della punta e da i pigmenti che si è scelto di creare i supporti).
Dopo l’utilizzo è sempre bene pulire la punta. Questa, con l’utilizzo, avrà bisogno di essere rifatta. Operazione che può essere fatta con della carta vetrata, anche se, bisogna prestare attenzione a non renderla troppo appuntita, onde evitare di rovinare poi il supporto che si sta utilizzando.
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